Il 18 febbraio il gruppo dell’Alpinismo giovanile di Acireale insieme a circa trenta studentesse e studenti del Liceo Archimede di Acireale partecipanti al PCTO 2023-24 (in collaborazione con la Sezione CAI di Acireale) hanno visitato la costa jonica di Santa Tecla, ai piedi della scarpata della Timpa di Acireale, e la Riviera dei limoni, accompagnati dalla prof.ssa Felicia Cutolo (referente e tutor del progetto PCTO oltre che Accompagnatrice sezionale di Ag della sezione di Acireale), dal dott. Antonino Cucuccio (Accompagnatore Ag della sezione di Acireale e referente della Commissione medica Cai per la Sicilia), Salvo Spina e Giovanni Coco (Accompagnatori Ag), e Rosario Arcidiacono (Accompagnatore sezionale Ag). È stata un’occasione per scoprire luoghi di valenza naturale intrecciati ad aspetti di rilevanza antropologica. Sono siti che, a differenza di quelli montani che sono più o meno distanti dai centri abitati, si trovano accanto alle nostre città e abitazioni, ma nonostante ciò non sono noti e spesso ognuno di noi vi passa quotidianamente ignorando della presenza di questi. L’escursione è partita dal centro di Acireale, da piazza Cappuccini, e proseguendo si è usciti dall’abitato raggiungendo la zona della Timpa Falconiera e in particolare percorrendo la via Balestrate, un antico sentiero che gli abitanti delle zone a mare del comune acese percorrevano a piedi o con i muli per raggiungere la città attraversando l’attuale Riserva Naturale Orientata della Timpa, lì dove è protetta la flora e fauna della Macchia Mediterranea. Giunti alla base della Timpa siamo entrati nel cuore della Riviera dei limoni, qui si coltiva il Limone IGP dell’Etna, agrume tipico della zona. In particolare siamo stati opitati in due proprietà private (si ringraziano i proprietari che ci hanno calorosamente accolto) in cui coltivano in maniera tradizionale questi agrumi con l’ausilio delle saje, una tecnica che gli arabi nel lontano passato hanno portato in Sicilia per canalizzare l’acqua proveniente dai molti pozzi della zona. Ma nelle due proprietà abbiamo notato anche due diverse problematiche ovvero i segni di calamità che hanno in passato colpito la zona: La prima le severe e tristi tracce del passaggio di un incendio all’interno del terreno avvenuta nella precedente estate che ha messo in ginocchio la zona seminando distruzione, è stato uno dei tanti incendi che avvengono nella stagione calda favoriti dal torrido clima ma sicuramente appiccati dalle crudeli mani di diversi piromani. L’altra calamità è quella idrogeologica e idraulica, infatti abbiamo visto una cicatrice lungo il costone della Timpa, una frana avvenuta alcuni anni addietro che ha trasportato fango e detriti a valle distruggendo parte delle coltivazioni, frana causata da una giornata di forte pioggia e dalla cementificazione poiché la grande quantità di acqua, non convogliata bene, si è riversata tutta in un unico punto a monte del luogo in cui si è scaturita la frana. Successivamente a queste visioni allarmanti che ci fanno capire la precarietà dei nostri territori e ci spingono a riflettere per agire e per migliorare la sicurezza e la prevenzione per evitare le conseguenze di questi eventi estremi, abbiamo assistito alla realizzazione e poi alla degustazione di una rinfrescante e apprezzata granita artigianale al limone preparata dal maestro gelataio Franco Patanè con ghiaccio e sale (il sale si utilizza per abbassare ancor di più la temperatura) succo di limone, “olio di gomito”, e con l’ausilio degli antichi attrezzi come il pozzetto (una botte di legno in cui viene inserito il ghiaccio e un secchiello di zinco al cui interno si fanno congelare gli estratti del limone diventando granita). È stato un momento non solo di degustazione ma un vero portale che ci ha riportato indietro nel tempo, a quando per preparare questi prodotti freddi gli antichi prendevano il ghiaccio dalle neviere dell’Etna, dei luoghi (erano spesso grotte di scorrimento lavico, vedi come esempio la Grotta della Neve per l’appunto, chiamata anche Grotta dei Ladroni, nel territorio del comune di S. Alfio) in cui i “nivaroli” conservavano la neve accumulatasi durante il periodo invernale, per poi riprenderla e portarla a valle durante l’estate. Infine, prima di ritornare al punto di partenza, andando sulla costa visitiamo la Garitta di S. Tecla, un’antica torre di avvistamento costruita sopra la scogliera lavica del Monte Gorna (cono avventizio dell’Etna che ha prodotto un’eruzione nel 396 a.C. la cui colata ha bloccato l’esercito cartaginese di Imilcone proveniente da Naxos e che voleva attaccare Catania). Lì abbiamo pranzato e abbiamo appreso dall’esperto Gaetano Musmeci alcune nozioni riguardo la flora del luogo. È stata una bella domenica di fine febbraio che sicuramente ha lasciato davvero molto a tutti i partecipanti arricchendo il bagaglio culturale e in particolar modo le conoscenze riguardo i luoghi e le tradizioni della nostra “terra di Sicilia”.
da Roberto Patanè