Nonostante il riscaldamento climatico, superato da poco l’incubo di una spaventosa epidemia, attraversiamo un periodo di progressiva glaciazione dei sentimenti.
E’ infatti freddo il nostro cuore quando ascoltiamo storie di esclusioni, massacri, violenze ed intimidazioni. Alla scuola il compito di risanare le emozioni e gli equilibri psicofisici del mondo, ma, esauriti bende, cerotti e attack, anch’essa si ritrova nuda sopra la spianata delle passioni.
L’educazione ai buoni sentimenti, infatti, un po’ come tutte le educazioni conculcate in fretta e furia, trasuda perbenismo e retorica, e poco incide sulla strutturazione della persona e delle sue sensibilità.
Ansie, timori, paure, sentimenti socialmente sterili, paralizzano lo sviluppo delle coscienze, rendendo difficili i rapporti interpersonali e quelli di comunità. E’ più probabile che le preoccupazioni dei giovani attanaglino pure gli adulti, rei solamente di dissimulare meglio il disagio e la fatica di vivere, di quanto essi possano condizionare positivamente una situazione di stress dilagante.
La trasmissione della cultura, in una comunità sana, assolveva principalmente al compito di saldare il vecchio con il nuovo, con una progressiva assimilazione di istanze, anche attraverso fratture, rivoluzioni e successive composizioni, in uno sfondo di crescita e maggiore prosperità. Tutto è miseramente fallito; gli scenari futuri prefigurano solo sciagure, e l’utopia di una pace universale si è rivelata in tutta la sua ottimistica fragilità.
Parrocchie, sedi di partito, cooperative, svolgevano egregiamente la funzione di collante sociale, in quanto nuclei positivi di appartenenza; esse, se sopravvissute, hanno progressivamente perso la funzione di abituare le persone a stare insieme, agendo per il bene comune. Solitudini, personalismi, bulimia di eccessi, invadono i sentimenti, desertificando le speranze. La macroeconomia schiaccia la micro, allargando la forbice tra i ricchi e i poveri del mondo.
Persino i nonni, depositari delle storie familiari e dei ricordi, borsone alla mano, tatuaggi bene in vista, preferiscono le grandi palestre alla coorte dei sentimenti. Per noi boomers, nell’età della adolescenza era tutto più facile, l’universo delle possibilità era in continua espansione e persino il caso, spesso, giocava a favore di una buona riuscita dell’esistenza.
Adesso che è tutto programmato, sin dalla più tenera età, come elettrone impazzito nella catena respiratoria, sfugge un dato, quello più semplice ed umano, il sentimento della contemporaneità.
Riccardo Biasco
da Roberto Patanè