Mi chiamo Rosa, è lo spettacolo di cui faccio parte, dedicato ad una donna siciliana che ha lottato contro ogni tipo di violenza, lei che ne ha subito, la combatteva con una chitarra in mano, il suo nome è Rosa Balistreri. La stessa cantante che danzava, Giordana Di Stefano, allieva di mio padre, uccisa dal suo ex compagno a soli vent’anni. Anche lei danzava Rosa, come me, danzava il riscatto di essere donna e madre giovane, affrontava quotidianamente il suo assassino. La ricordo perfettamente, era il 2015 quando fu uccisa. Giordana come tutte le altre ragazze della Compagnia di Danza celebrava la vita, attraverso la sua passione, come del resto faccio anch’io, gli interessi del piacere artistico hanno priorità assoluta , ti fanno capire cos’è la vita, la sua immensa poesia, l’arte sostiene la nostra vita. Giordana non c’è più, ed è andata via nel modo più crudele che esista, così il mondo si è privato della sua bellezza, e per bellezza intento non solo quella estetica ma quella poetica. Ecco cosa significa per me la CRUDELTA’, essere privati di una persona che ama la vita. La profonda ferita che viviamo nel nostro tempo è questa privazione di poesia, e so anche il motivo: NON SIAMO STATI EDUCATI ALL’ AMORE, la società, i media, la politica è scadente dal punto di vista etico e morale, una società che ci porta all’odio e alle guerre non è una società educativa, il Femminicidio per me è una conseguenza di una mancata educazione al rispetto della persona. Pertanto chi pensa , chi ama, costituisce oramai una Resistenza Culturale. Ecco perché è importante fare un grande investimento culturale per creare uno stato di prevenzione permanente. Mi chiamo Marta ma mi sento come Rosa Balistreri, non ho una chitarra in mano ma un corpo che recita e danza.
di Marta Marino, 5AS
SE DOMANI
TOCCA A ME
VOGLIO ESSERE L’ULTIMA
SE DOMANI NON RISPONDO ALLE TUE CHIAMATE,
MAMMA.
SE NON TI DICO CHE VADO A CENA.
SE DOMANI, IL TAXI NON ARRIVA
FORSE SONO AVVOLTA NELLE LENZUOLA DI UN HOTEL, SU UNA STRADA O IN UNA
BORSA NERA FORSE SONO IN UNA VALIGIA
O MI SONO PERSA SULLA SPIAGGIA
NON AVERE PAURA,
MAMMA,
SE VEDI CHE SONO STATA PUGNALATA
NON GRIDARE QUANDO VEDI CHE MI HANNO TRASCINATA
MAMITA, NON PIANGERE SE SCOPRI CHE MI HANNO IMPALATA
TI DIRANNO CHE SONO STATA IO, CHE NON HO URLATO, CHE ERANO I MIEI VESTITI,
L’ALCOOL NEL SANGUE.
TI DIRANNO CHE ERA GIUSTO, CHE ERO DA SOLA, CHE IL MIO EX PSICOPATICO AVEVA
DELLE RAGIONI, CHE ERO INFEDELE, CHE ERO UNA PUTTANA.
TI DIRANNO CHE HO VISSUTO, MAMMA, CHE HO OSATO VOLARE MOLTO IN ALTO IN UN
MONDO SENZA ARIA
LO GIURO, MAMMA, SONO MORTA COMBATTENDO.
LO GIURO, MIA CARA MAMMA, HO URLATO FORTE MENTRE VOLAVO.
TI RICORDERAI DI ME, MAMMA, SAPRAI CHE SONO STATA 10 A ROVINARLO, QUANDO
AVRAI DI FRONTE TUTTI QUELLI CHE URLERANNO IL MIO NOME.
PERCHÉ LO SO, MAMMA, NON TI FERMERAI.
MA, PER QUELLO CHE VUOI DI PIÚ, NON LEGARE MIA SORELLA.
NON RINCHIUDERE LE MIE CUGINE, NON PRIVARE LE TUE NIPOTI,
NON É COLPA TUA, MAMMA, NON E STATA NEMMENO MIA COMBATTI PER LE LORO ALI,
QUELLE ALI CHE MI TAGLIARONO COMBATTI PER LORO, CHE POSSANO ESSERE
LIBERE DI VOLARE PIÚ IN ALTO DI ME
COMBATTI PER URLARE PIÚ FORTE DI ME.
POSSANO VIVERE SENZA PAURA MAMMA,
FORTE DI ME.
POSSANO VIVERE SENZA PAURA MAMMA,
PROPRIO COME HO VISSUTO IO.
MAMMA, NON PIANGERE LE MIE CENERI.
SE DOMANI SONO IO, MAMMA,
SE NON TORNO DOMANI, DISTRUGGI TUTTO.
SE DOMANI
TOCCA A ME
VOGLIO ESSERE
L’ULTIMA
di Gaia La Morella, 2BL
“Oggi parliamo di un tema importante e doloroso, che riguarda tutti: la violenza sulle donne. Non è solo un problema degli adulti, ma qualcosa che tocca anche i ragazzi, nella vita quotidiana, nelle relazioni, nella scuola e online. Essere consapevoli e rispettosi oggi vuol dire costruire un mondo migliore domani. Vorrei leggervi alcune parti di testi per me molto significativi. “A una donna maltrattata” di Gaspara Stampa, poetessa del Rinascimento italiano: “Chi vi difenderà, donne, da tanti lacci tesi dall’uom per vostro danno? Che sì dolci vi finge i suoi sembianti, che subito il suo mal vince l’inganno?” “Violenza su una donna” di Jolanda Insana, poetessa italiana contemporanea: “Non si alzi la mano sull’altra mano, non si faccia del corpo arma di pena, non si creda il silenzio un’assoluzione. Le ferite di una donna gridano più forte della sua voce.” Mi si spezza il cuore al solo pensiero che, molto spesso, le donne sono private dei propri diritti e della propria libertà e che ciò non si riconduca solo al passato. Questo accade tutt’ora, nonostante ci siano un sacco di film, come “C’è ancora domani”, e canzoni, come “Labour” di Paris Paloma, che cercano di sensibilizzare le persone. Ci basti pensare alle donne talebane, private del diritto all’istruzione, al lavoro, alla libertà di movimento, di espressione e di partecipazione pubblica. Ma vale davvero la pena vivere una vita che non puoi nemmeno definire tua? Il rispetto verso le donne non può dipendere solo dalle leggi: dipende da noi. Non rimanere con le mani in mano davanti all’ingiustizia. Agisci!”
di Aurora Gallo, 1ES
da Roberto Patanè